OPIMAIO® MINOR CESSAT

Ottobre 2013, Bologna

18.10 – 18.11
SpazioBlue (Via Gandino 3, Bologna ) presenta “OPIMAIOr Minor Cessat“.
Due site-specific, “DOMUS” e “PISCEM VORAT MAIOR MINOR”,
di Alessandra Maio and Opiemme, curati da Marta Gabriele.
Artribune

DOMUS
“Alcuni animali hanno parole di riconoscenza per il sole, per ringraziare il vento, di gratitudine alla pioggia, alla terra”
Riscrittura da Amos Ox, “D’un tratto nel folto del Bosco”

PISCEM VORAT MAIOR MINOR
“La natura si manifesta quando non vedi più ciò che aspetti”
Riscrittura da una citazione di Italo Calvino.

Testo curatoriale di Marta Gabriele
“Lo studio del comportamento animale, dunque, rivela le tattiche di difesa e le strategie di agguato, comprendendo una certa reversibilità dei ruoli, anche nell’arte le leggi del mimetismo regolano la conformazione dei corpi, trasformandone le apparenze, creando diffrazioni visive e rendendo impercettibili le strategie di camuffamento: il non-sembrare ciò che è, il divenire altro da sé. Già Roger Caillois aveva rilevato come le tre forme di camouflage, il travestimento, la mimetizzazione e l’intimidazione fossero alla base della comunicazione animale. Non di meno, potremmo aggiungere, di quella artistica.

Se, sempre in natura, vige la legge della selezione naturale darwinianaPiscem vorat maior minorem, l’opera elegante e ironica di Alessandra Maio e i pittogrammi poetici di Opiemme invertono la scala evolutiva, smentiscono tale norma nel suo senso più rivoluzionario, sovrapponendo alla selezione naturale quella artificiale, consegnando alla storia una nuova “legge di natura”: l’unione di tanti pesci piccoli inghiotte il pesce grande.

Ecco come le figure ambigue riscritte dalla Maio e mimetizzate da Opiemme rivelano la loro struttura “transitoria” nel carattere di invisibilità della parola: il pattern grafico sottende al modellato, alle mono-cromie mimetiche, generando un’osmotica sovrapposizione della semanticità fra parola e immagine. Vedremo allora poggiarsi sui rami di Domus, albero concepito come casa-madre delle proprie creature, farfalle portatrici didetti e interrogativi esistenziali con ocelli sulle ali che simulano occhi spalancati, atti a sorprendere e spaventare il predatore.”