LUCIANO PIVOTTO
Novembre 2013, Nowhere
LUCIANO PIVOTTO
(Trivero, 1951 – Biella 19.11.2013)
Incontrai Luciano Pivotto l’anno scorso a Biella, Alessandro Pianca ci introdusse.
Con Ale, lui fu il primo a parlarmi, a suggerirmi di avviciniarmi a BI-BOx Art Space, dicendomi quanto Irene Finiguerra fosse giovane e attenta.
Avrei capito solo in seguito che non era solo una galleria, ma una fucina dove si era a stretto contatto in un’amichevole serenità. Gigi, Irene, Loris, Alessandra.
La figura di Luciano, per quanto poco lo conobbi, divenne per me quella di un maestro, di un precursore.
Intrecciava disegni con le parole come se fossero fili, e componeva pitture che mi ricordano litografie. Essenziali, sintetiche eppure così dense.
La sua pittura è l’evoluzione della poesia visiva italiana, dei calligrammi di Guillaume Apollinaire, con lui per primo la poesia ha trovato forme esteticamente più articolate.
Dopo la scomparsa di Martino Oberto nel 2011, un altro maestro del rapporto fra immagine e parola ci lascia.
Le parole che non ti ho detto.
Le parole che non mi hai insegnato.
Le parole che disegneremo,
ti ricorderanno.
«Aveva un desiderio collaborativo alto e nobile, un’eleganza intellettuale e una sensibilità rare in un ambiente competitivo come il nostro»
Gigi Piana
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Pivotto, l’essenza del grande artista