“Il ritorno all’uso delle cartine geografiche, nel momento in cui siamo abituati a vederci come avatar sui nostri gps, ci conduce a un recupero della memoria dei luoghi. Il gesto stesso di aprire e ripiegare le mappe riporta a una fruizione più lenta e attenta di quanto non sia la geolocalizzazione sugli schermi dei nostri smartphone. “Fissando le cartine vedo forme e ricordi – commenta Opiemme – Mi piace leggerle. Orientarmi senza device…”.
Così tra la morfologia dei luoghi nascono lettere in volo che conducono attraverso parole che poi diventano forme, suscitando emozioni, filtrando ricordi ed esperienze. “I miei disegni nuotano in questo. E assumono valori che non si conoscono. Così come le parole di una poesia possono assumere significati diversi a seconda dellemozioni e delle esperienze, di chi le legge”. Un testo di Karin Gavassa
17 Gennaio – prorogata fino al 20 Aprile In ricordo di Giuseppe Sermonti
“Il cielo è un muro intonacato che aspetta di essere effigiato con segni primordiali, lettere vaganti che cadono come squame da un cerchio nero (o bianco) che può essere una luna nuova o un sole all’aurora. O un buco nero. In principio erat verbum.“ Giuseppe Sermonti, Osaka Group of Dynamic Structuralism
Burning Giraffe Art Gallery, Via Eusebio Bava 8/A, Torino (IT) Orari: da Martedì a Sabato, 14:30 – 19:30, Domenica su appuntamento +39 011 583 2745 – info@bugartgallery.com La galleria rimarrà chiusa per eventi fieristici dal 23 Febbraio al 6 Marzo e dal 20 al 25 Marzo
così raccontato da Giulia Zonca,“La Stampa, Torino” (19.01.2019):
“[…] Da un lato le cartine che dovrebbero dare certezza e dall’altro lato lo spazio evocato dal genetista Giuseppe Sermonti. Un infinito dove il nostro atavico senso di territorialità evapora […] “;
e da Olga Gambari,“La Repubblica, Torino” (17.01.2019):
“[…] Cartine geografiche su cui lettere, parole e frasi dipingono una poesia visiva che si interroga sul concetto di vicino e lontano, di confini reali e altri invisibili attraverso ambiti come la quotidianità personale o la politica internazionale. La mostra è un percorso che si alza in volo da territori circoscritti fino all’immensità dell’universo, annullando il concetto di confini e di limite proprio riferendoli alla relatività del punto di vista”.
Le immagini degli articoli si trovano qui sotto, le ultime.
Opiemme, Vortex - Impressum, 2018, tempere e spray su tavola, cm 82x83
Una foto di Tecla Azzarone
Una foto di Tecla Azzarone
Opiemme, Iglesias, 2016, acrilico su cartina d'epoca, 20,5 x 15,5 cm Courtesy Burning Giraffe Art Gallery
Whitelight Art Gallery, in collaborazione con Copernico, porta a Milano, Torino e Roma “di Parole faccio Arte”, una mostra tematica composta da tre personali e una collettiva in tre delle maggiori città italiane. Protagoniste le opere di Giorgio Milani, Sabrina D’Alessandro e Opiemme: tre artisti e tre diverse prospettive per un viaggio itinerante alla riscoperta della parola e della sua rappresentazione nell’arte visiva.
Tre linguaggi per comunicare una forma espressiva che collega parole e immagini, che esalta la poesia trasformandola in arte urbana, pittura, scultura, installazione interattiva e campo di ricerca. La parola eletta a protagonista di un viaggio a tre corsie, che in parallelo mostrerà tre visioni e tre espressioni, tre generazioni e tre generi a confronto.
Particolare di “Mi gran ti”, 2016, acrilici, cartine geografiche d’epoca e colla su tela, 30 x 30 cm
Martedì 30 gennaio 2018 sarà presentato il progetto presso la sede della Whitelight Art Gallery, in via Copernico 38 a Milano, con vernissage alle ore 19 della mostra collettiva, visitabile per tutto il 2018 (orario: da lunedì al venerdì ore 10-18, sabato e festivi su appuntamento info@whitelightart.it).
Le date e le location delle personali di Opiemme saranno: a Roma – Clubhouse Barberini Via San Basilio, 48 dal 2 marzo 2018 al 23 aprile 2018 a Torino – Copernico Garibaldi C.so Valdocco, 2 dal 18 maggio – al 10 settembre 2018 a Milano– Copernico Centrale, Via Lunigiana, 13 dal 2 Ottobre – al 21 dicembre 2018
Visite solo su appuntamento da lunedì a venerdì, contattando m.menegon@whitelightart.it, Whitelight Art Gallery
16 Luglio – 2 Ottobre 2016, Pinacoteca Civica, Follonica
Apnea, 2016, spray su tela, 300 x 150 cm
Dal 16 Luglio al 2 di Ottobre un nuovo capitolo di Vortex alla Pinacoteca Civica Modigliani (Follonica) per la mostra diffusa “Heart-shaped box”, a cura di Karin Gavassa.
Inaugurazione Ph: Andrea Landini
Opiemme, La storia è migrante, 2016, spray su carta, 130 x 130 cm
Opiemme, Magma, 2016, spray su legno, 136 x 96,5 cm
Una composizione su giornali, datati fra le prime due decadi del 1900. I confini degli stati prima della prima guerra mondiale sono tracciati a spray su un collage di pagine de “Il Resto del Carlino”. I titoli preannunciavano tutt’altro che l’inizio di una guerra. Esposto alla Pinacoteca Modigliani di Follonica, per “Heart-shaped box show” a cura di Karin Gavassa (16 Luglio – 2 Ottobre).
Opiemme, La storia è migrante, 2016, spray e antichi quotidiani su tela, 130 x 130 cm
Opiemme, La storia è migrante, 2016, spray e antichi quotidiani su tela, 130 x 130 cm
Opiemme, La storia è migrante, 2016, spray e antichi quotidiani su tela, 130 x 130 cm
La galleria Portanova12 (Bologna) alla fiera Swab. In quell’occasione ho esposto alcuni lavori di una nuova serie, “Charta – Map”, presentati da un testo di Karin Gavassa. Un grazie a Gigi Piani per questa bella esperienza assieme. E’ stata occasione per presentare una combo con Alessandra Maio, il primo lavoro su questa pagina. Si intitola “QUELLO CHE NON POSSO DIRTI, TE LO DIRANNO LE STELLE”: un usignolo (minuzioso lavoro di Alesssandra Maio, meglio visibile con una lente di ingrandimento) e la costellazione della Lira, (entrambi due simboli della poesia), si osservano e dialogano. Un pò come succede fra i nostri lavori.
Qui il testo di Karin Gavassa in italiano e spagnolo: “Opiemme inizia il suo percorso nella Torino di fine anni Novanta con una ricerca ben precisa sulla poesia, e con la volontà di portarla in strada, avvicinarla alle persone, studiando nuovi modi con cui proporla per attualizzarne la potenzialità espressiva. Nel 2013, tra gli altri progetti, crea un simbolico percorso di poesia di strada che diviene manifesto della sua poetica: “Un Viaggio di pittura e poesia”, raccontato dall’americano Huffington Post. Una modalità pittorica site-specific a cui si unisce la progettualità propria dell’arte pubblica, attenta alla storia e alla lirica dei diversi luoghi, fra stencil, spray, pittura murale, segni lasciati con accumuli di gesso, installazioni. L’intero lavoro di Opiemme si configura come una ricerca sulla poesia, che da personale e intima si apre allo spazio. Ai luoghi, interiori e geografici. Con un forte riferimento a quelli che sono stati i movimenti internazionali e gli artisti simbolo della poesia visiva. Il confine fra poesia e immagine è ciò che più interessa a Opiemme, in particolare il modo in cui la parola possa trasformarsi in segno grafico arricchendosi di nuovi significati. Recentemente, nella scenografica cornice del Teatro delle Rocce (Gavorrano, Gr), la poesia diventa segno con cui tracciare nuove immagini. Immagini da leggere, parole da guardare. Messaggi poeticamente espressi ma fruibili da tutti.
Il ritorno all’uso delle cartine geografiche, nel momento in cui siamo abituati a vederci come avatar sui nostri gps, ci conduce a un recupero della memoria dei luoghi. Il gesto stesso di aprire e ripiegare le mappe riporta a una fruizione più lenta e attenta di quanto non sia la geolocalizzazione sugli schermi dei nostri smartphone. “Fissando le cartine vedo forme e ricordi – commenta Opiemme – Mi piace leggerle. Orientarmi senza device…”. Così tra la morfologia dei luoghi nascono lettere in volo che conducono attraverso parole che poi diventano forme, suscitando emozioni, filtrando ricordi ed esperienze. “I miei disegni nuotano in questo. E assumono valori che non si conoscono. Così come le parole di una poesia possono assumere significati diversi a seconda delle emozioni e delle esperienze, di chi le legge”
“Opiemme empieza su camino en Turín al final de los noventa con una búsqueda precisa sobre la poesía y con la voluntad de conducirla a las calles, acercarla a la gente, explorando nuevas maneras de proponerla para actualizar su potencial expresivo. En 2013, entre otros proyectos, crea un camino simbólico de poesía callejera que se vuelve manifiesto de su poética: “Un Viaje de pintura y poesía”, narrado por el estadounidense Huffington Post. Un estilo de pintura site-specific a lo que se une la dimensión de proyectos propia del arte público, atento a la historia y a la lírica de los diferentes lugares, entre stencil, spray, murales, signos dejados con acumulaciones de tiza, instalaciones. Toda la obra de Opiemme aparece como una investigación sobre la poesía, que desde una dimensión personal y íntima se abre al espacio. Lugares, interiores y geográficos. Con una fuerte referencia a los que fueron los movimientos internacionales y los artistas símbolo de la poesía visual. El borde entre poesía y imagen es lo que más interesa Opiemme, en particular, la manera en que la palabra se pueda transformar en signo gráfico enriqueciendose con nuevos significados. Recientemente, en el escenario espectacular de “Teatro de las Rocas” (Gavorrano, Gr), la poesía se convierte en signo con el que dibujar nuevas imágenes. Imágenes para leer, palabras para mirar. Mensajes poéticamente expresos aunque accesibles a todos. El regreso a la utilización de mapas, en este momento en el que es hábito verse como avatares en nuestros GPS, nos conduce a una recuperación de la memoria de los lugares. El mismo gesto de abrir y doblar los mapas nos hace regresar a un uso lento y cuidadoso, más de lo que es la geolocalización en las pantallas de nuestros smartphones. “Mirando fijo a los mapas veo formas y recuerdos – comenta Opiemme – Me gusta leerlos. Orientarme sin device… “.Así que entre la morfología de los lugares nacen letras en vuelo que conducen por palabras que luego se convierten en formas, despertando emociones, filtrando recuerdos y experiencias . “Mis dibujos nadan en esto. Y toman valores que no se conocen. Así como las palabras de un poema pueden tener significados diferentes según las emociones y experiencias de quien las lee”.
Heart shaped box, 2015, pittura acrilica su mappa del 1956, 107 x 73,5 cm
Dal 6 al 9 Novembre, alcuni nuovi disegni su cartina saranno in mostra a The Others Fair (Torino), presso gli stand A16-A18 della galleria BI-BOx Art Space gallery, diretta da Irene Finiguerra. Artisti presentati: Francesco Casolari, Foto Marvellini, Alessandra Maio, Opiemme
E’ una viva fascinazione per la volta celeste che spinge Opiemme a riflettere sulla forte interdipendenza tra uomo e cosmo, ad approfondire un sapere che era empirico, un cielo che si viveva ed era di consiglio. A inizio 2014 nascono una serie di lavori su tela intitolati “Vortex” e “Irradiation”. Lavori passionali che mischiano emozioni e creano una destrutturazione estetica delle parole e delle lettere.
Così Francesco Sala, su ArteSky.it, descrive una cascata di lettere che si diffonde da un “astro nero”: “L’effetto, esteticamente stupefacente, trova forza concettuale nelle teorie sull’origine astrale del linguaggio proposte a suo tempo da Giuseppe Sermonti e poi riprese negli studi di Josè Fernandez Quintano. Esiste una correlazione tra la scrittura e le forme e formule che regolano l’universo? L’immagine delicata di un alfabeto che cade direttamente dal cielo, come sublime polvere di stelle, sembra indurre una risposta fascinosamente positiva.” (18 Agosto 2014)
Opiemme, Tonno e Alici, 2014 Tempere ad acqua su cartina, Isola D’Elba ed. 1989, 117x 77 Premio della critica, “LA MOLISANA FOOD FOR ART”, SETUP FAIR Courtesy BI-BOx Art Space, Biella (Italia) Su Exibart
Opiemme, Raven, 2013 20×20, spray e tempera su cartoncino
Opiemme, Nazim Hikmet, 2014 42×29,7, spray su cartoncino
Opiemme, Vortex , 2014 60×52, tempera su carta di giornale Prima Pagina Art Prize, Arte Fiera Su Artribune
18.10 – 18.11 SpazioBlue (Via Gandino 3, Bologna ) presenta “OPIMAIOr Minor Cessat“. Due site-specific, “DOMUS” e “PISCEM VORAT MAIOR MINOR”, di Alessandra Maio and Opiemme, curati da Marta Gabriele. Artribune
DOMUS “Alcuni animali hanno parole di riconoscenza per il sole, per ringraziare il vento, di gratitudine alla pioggia, alla terra”
Riscrittura da Amos Ox, “D’un tratto nel folto del Bosco”
PISCEM VORAT MAIOR MINOR “La natura si manifesta quando non vedi più ciò che aspetti” Riscrittura da una citazione di Italo Calvino.
Testo curatoriale di Marta Gabriele “Lo studio del comportamento animale, dunque, rivela le tattiche di difesa e le strategie di agguato, comprendendo una certa reversibilità dei ruoli, anche nell’arte le leggi del mimetismo regolano la conformazione dei corpi, trasformandone le apparenze, creando diffrazioni visive e rendendo impercettibili le strategie di camuffamento: il non-sembrare ciò che è, il divenire altro da sé. Già Roger Caillois aveva rilevato come le tre forme di camouflage, il travestimento, la mimetizzazione e l’intimidazione fossero alla base della comunicazione animale. Non di meno, potremmo aggiungere, di quella artistica.
Se, sempre in natura, vige la legge della selezione naturale darwinianaPiscem vorat maior minorem, l’opera elegante e ironica di Alessandra Maio e i pittogrammi poetici di Opiemme invertono la scala evolutiva, smentiscono tale norma nel suo senso più rivoluzionario, sovrapponendo alla selezione naturale quella artificiale, consegnando alla storia una nuova “legge di natura”: l’unione di tanti pesci piccoli inghiotte il pesce grande.
Ecco come le figure ambigue riscritte dalla Maio e mimetizzate da Opiemme rivelano la loro struttura “transitoria” nel carattere di invisibilità della parola: il pattern grafico sottende al modellato, alle mono-cromie mimetiche, generando un’osmotica sovrapposizione della semanticità fra parola e immagine. Vedremo allora poggiarsi sui rami di Domus, albero concepito come casa-madre delle proprie creature, farfalle portatrici didetti e interrogativi esistenziali con ocelli sulle ali che simulano occhi spalancati, atti a sorprendere e spaventare il predatore.”