Un viaggio di pittura e poesia

Un viaggio di pittura e poesia

“Un viaggio di pittura e poesia" è un progetto nato nel 2013 e ispirato da quegli intenti che hanno fatto nascere la mia ricerca: portare la poesia incontro alle persone, svecchiarne la comunicazione, andare oltre la pagina bianca e il libro. E' diventato così manifesto stesso di questa, e occasione per lasciare brevi estratti di grandi autori, come spunti di riflessione, laddove le persone non si aspettavano di trovarli e leggerli.
Con una serie di pitture poetiche pubbliche, studiate in maniera site specific, e con attenzione ai poeti locali e ai classici, il progetto ha creato inizialmente un simbolico percorso di poesia di strada che attraversava, da nord a sud, il bel Paese. E' continuato, e continua, con una serie di "tappe" che hanno toccato Argentina, Uruguay, Haiti, Polonia, Croazia, Portogallo e Thailandia. Sibilla Aleramo, Wislawa Szymborska, Kurt Cobain, Fernando Pessoa e Josè Saramago sono alcune delle figure celebrate con murales, tutt'ora visibili.

#OPIEMMEPOESIA

#OPIEMMEPOESIA

Pic Maleonar

Nel 2017 inizio un progetto incentrato sulla mia scrittura, dopo aver lavorato per anni su testi di altri autori (spinto dal pensiero che se l'avessi fatto solo sui miei testi sarebbe assomigliato ad un'operazione di marketing, e non ad un reale desiderio di diffondere poesia).
Attività che, dopo i primi approci editoriali e pubblicazioni, ho preferito tenere nel cassetto, e che ora trova il suo posto. Brevi frasi, brevissime, non si può neanche parlare di brevi componimenti. Li trovo più simili a cinguettii nell'etere. Da questo un'uso simbolico dell’hashtag. #opiemmepoesia

VORTEX, dal 2014

VORTEX, dal 2014

"Andate fuori e dipingete le stelle" Van Gogh Il cielo è un muro intonacato che aspetta di essere effigiato con segni primordiali, lettere vaganti che cadono come squame da un cerchio nero (o bianco) che può essere una luna nuova o un sole all’aurora. O un buco nero. In principio era verbumGiuseppe Sermonti, dell’Osaka Group of Dynamic Structuralism

Una serie di lavori dedicata all'universo e all'osservazione di quella piccola parte di cielo e stelle che vediamo dalla Terra, ispirata dal pensiero di Giuseppe Sermonti.

"Sermonti pubblicò nel 2003 sulla rivista spagnola “Beroso” alcuni lavori rivoluzionari, nei quali dimostrò come l’alfabeto (in primis il greco) nacque millenni fa dall’osservazione delle costellazioni. “L’alfabeto scende dalle stelle” (Mimesis, 2009), che ripropone ed approfondisce l’argomento, è un piccolo capolavoro. Il cielo, fonte privilegiata del sacro e del mito, fornì ai nostri antenati una tavola in cui leggere storie e messaggi. Codificare sulla Terra, mediante lettere e parole scritte, ciò che nella volta celeste era disegnato, fu per l’uomo come un atto di creazione. Dopo aver alzato lo sguardo alle stelle, l’umanità abbassò gli occhi e tradusse la potenza immaginifica e comunicativa degli astri notturni attraverso le prime forme di scrittura. Lo zodiaco e le costellazioni della Via Lattea, così come gli archi di cielo attraversati dalla Luna, furono i primi insegnanti del genere umano, il quale seppe ascoltare e riprodurre la musica delle sfere." Mauro Scacchi

CARTHA - MAP

CARTHA - MAP

"Il ritorno all’uso delle cartine geografiche, nel momento in cui siamo abituati a vederci come avatar sui nostri gps, ci conduce a un recupero della memoria dei luoghi. Il gesto stesso di aprire e ripiegare le mappe riporta a una fruizione più lenta e attenta di quanto non sia la geolocalizzazione sugli schermi dei nostri smartphone. “Fissando le cartine vedo forme e ricordi – commenta Opiemme – Mi piace leggerle. Orientarmi senza device…”.
Così tra la morfologia dei luoghi nascono lettere in volo che conducono attraverso parole che poi diventano forme, suscitando emozioni, filtrando ricordi ed esperienze. “I miei disegni nuotano in questo. E assumono valori che non si conoscono. Così come le parole di una poesia possono assumere significati diversi a seconda dellemozioni e delle esperienze, di chi le legge”. Un testo di Karin Gavassa

NUOVI MODI DI PROPORRE POESIA, dal 1998

NUOVI MODI DI PROPORRE POESIA, dal 1998

A fine degli anni novanta muovo i miei primi passi, portando poesia nelle strade  e in ambienti pubblici a incontrare occhi per essere lette.
Svecchiare la comunicazione della poesia, trovare nuovi modi con cui presentare poesia. Poster, stampe e adesivi poetici, rotolini di poesie e altri interventi effimeri.

SENZA BANDIERE - NO FLAGS, DAL 2011

SENZA BANDIERE - NO FLAGS, DAL 2011

Senza Bandiere è "una riflessione sull’eticità di alcuni comportamenti che, in assenza della loro messa in discussione, possono lasciar spazio nel quotidiano a legittimazioni implicite. E' una riflessione, attuale, sull’assenza dei valori propri di una democrazia. Divieti di rinuncia, una tavola del Risiko e cartelli autostradali adattati denunciano la mancanza di futuro per i giovani. Un lusso rubato dalla gerontocrazia politica. " Claudio Cravero, Artribune, 2011

ASK THE DUST, ASK THE PEOPLE, HAITI, 2014

ASK THE DUST, ASK THE PEOPLE, HAITI, 2014

Uno dei bimbi durante un workshop nella missione Camilliana di Croix-de-Bouquetes, Haiti, 2014 “Ci saranno momenti di confusione e desiderio, e altri in cui la mia solitudine verrà alleviata solo dalle lacrime che, come uccellini bagnati, cadranno ad ammorbidirele mie labbra aride.” John Fante Nel Febbraio/Marzo 2014 sono stato ad Haiti, accompagnato da Gianluca Orrù di Tekla (munito di macchina fotografica, microfono e camere), nella capitale Port Au Prince, colpita nel 2010 da un terremoto di magnitudo 7 e da un'epidemia di colera, con oltre 200 mila morti. Da qualche anno davo il mio supporto all'asta di beneficenza “Speech for Haiti, nata in seguito al terremoto, per i padri Camilliani di Torino, e volevo vedere la realtà di questo paese, e le attività che avevo sostenuto. Per tre settimane siamo stati ospitati nel “Foyer Saint Camille” a Croix de Bouquets dei Padri Camilliani, dove sorgono un'ospedale, una chiesa, un seminario, gli alloggi dei padri e il Foyer Bethléem: una piccola struttura che accoglie bambini disabili e abbandonati dai genitori. L'area era cintata da mura con filo spinato militare, e sorvegliata da alcune guardie armate. Così gli haitiani convivono con l'“uomo bianco”.

Attenzione: Alcuni degli interventi potrebbero non essere più presenti. Contattateci prima di visitarli, grazie.